IL PROGETTO CULTURALE 2006

L’idea dei curatori di Portobeseno è di indagare la memoria individuale e collettiva, con i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia multimediale, per riscoprire, valorizzare, conservare e tradurre le storie delle comunità attraverso le vie dell'arte, in forme dotate di originale valore estetico (installazioni, teatro, musica, videoproject, postazioni Internet, ecc.), anche e soprattutto con il coinvolgimento diretto degli abitanti di quel territorio.

Le esposizioni e gli spettacoli proposti in questo progetto raccoglieranno, attraverso il lavoro di ricercatori e artisti, informazioni, storie, notizie sul territorio e sulla gente che lo abita. L'obiettivo principale è costituito dal desiderio di indurre riflessioni sulle funzioni della memoria, collegate alla tradizione, al formarsi dell’identità, interrogandosi sul senso di comunità e sui significati attribuiti dalla gente al proprio vissuto.

Certi del fatto che “non c’è identità senza dialogo con le presenze umane, le cose, gli stati d’animo” (Demetrio D., Pedagogia della memoria, p. 14) desideriamo creare occasioni di incontro fra più persone, anche comunicando nella Rete, perché la costruzione della cultura ha come presupposti lo sviluppo dell’apprendimento e della consapevolezza, e l’apertura allo scambio delle esperienze. Così facendo, si favoriscono la progettualità e la partecipazione al miglioramento della qualità della vita. Al tempo stesso, si rafforza il senso di appartenenza ad una comunità e si mantengono vivi i legami tra territorio e generazioni.

Alimentare il desiderio di creare una cultura che recuperi la tradizione, ma sappia anche progettare il nuovo, introduce elementi di innovazione. Il prezzo dei sogni dimostra la tenacia degli uomini di voler realizzare la propria vocazione, il loro impegno e determinazione, la loro fantasia.

La memoria è un processo dinamico e implica una reinterpretazione continua del passato, che viene aggiornato e arricchito di nuovi particolari alimentati dal vissuto quotidiano, che agisce retroattivamente modificando i ricordi. (http://www.iprase.tn.it/ilmetodoautobiografico)

Il bisogno di identità è un bisogno di radici che trova risposte nella valorizzazione della memoria. Attraverso la valorizzazione delle storie individuali si costruiscono le storie collettive, come patrimonio di vissuto della gente, si rintracciano panorami, si tratteggiano i cambiamenti, si nutrono emozioni e si fanno rielaborazioni, si riattivano i circuiti dei rapporti umani, alimentando il senso di appartenenza alla comunità.

Il termine comunità possiamo riferirlo a un sistema in cui esiste una relazione tra collettività e area territoriale, che connota la “totalità di coloro che possiedono qualcosa in comune”. Sebbene la comunità sia oggetto continuo di studio da parte della sociologia, di essa sono stati approfonditi soprattutto gli aspetti della composizione e delle caratteristiche della popolazione, gli aspetti economici, dei servizi e quelli culturali. E' stata studiata poco nella sua dimensione psicologica, di sentimenti, vissuti, percezioni, cioè, proprio in quella dimensione che viene definita senso di comunità.

In base a queste definizioni la comunità implica legami di parentela, rapporti di parentela rituale, rapporti di amicizia, relazioni di vicinato, aggregazioni di gruppo di vario genere sulla gestione della comunità stessa.

Indagando sentimenti comuni e rapporti umani possiamo forse capire il senso delle scelte “pubbliche” poi registrate dalla storiografia ufficiale?

Abbiamo voluto pensare il Castello di Beseno e la sua collina come un porto tra le montagne, un approdo per i navigatori della memoria nel quale creare contaminazioni culturali, uno spazio oscillante tra il Dato e le Interpretazioni.

Il gioco degli arcieri di Massimiliano I d’Austria, che si allenavano proprio nel Castello di Beseno a lanciare contemporaneamente tre frecce, continua mescolando ricerca, arte e didattica.

Associazione Libera Mente





Ma ricordo o invento? Non so, c’è una fantasia della memoria che opera a nostra insaputa e che non ritrova il passato prelevandolo bell’e fatto da un archivio di ricordi, ma se lo inventa di volta in volta ricostruendolo con un procedimento simile a quello di un narratore, partendo da un dato o pretesto qualsiasi, a seconda del caso o dell’occasione. L’importante però è non mentirsi. La vigile coscienza sa che qui è l’essenziale del racconto che facciamo. Il racconto può variare, l’essenziale no.

Raffaele La Capria – L’estro quotidiano