recensione 2006

di | 18 Giugno 2006

L’adige – Cultura
18 giugno 2006

Portobeseno, a spasso nel tempo 

Tra fonti storiche e sorgenti web le opere di Grott, Cagol e il live set dei NA-TE

Un vero e proprio viaggio, quello del Festival “Portobeseno”, tra “fonti storiche e sorgenti web”, proposto venerdì scorso nella prima serata dell’omonima manifestazione. Dalla piazza del municipio di Besenello il bus navetta accompagna i visitatori ai piedi del Castello, ma c’è chi preferisce addentrarsi a piedi. I castelli sono così, si è abituati a vederli piccoli e lontani immersi nel paesaggio a fare da padroni a vallate, che a volte si dimenticano di loro, ma avvicinandosi diventano imponenti. Dalla piazza Grande di Castel Beseno si sovrasta la Vallagarina e si può percorrere con un dito il tragitto del fiume Adige.

Per il Festival Portobeseno, organizzato dall’associazione “Libera Mente” di Calliano, gli spazi del Castello si trasformano e ospitano le opere del roveretano Florian Grott, figure mistiche, intime, apparizioni nel sogno, tutte scavate e scoperte nel legno. Grott è un artista, ormai punto di riferimento preciso in ambito regionale, che fin dai suoi primi passi ha cercato testardamente di imprimere nel legno la sua rabbia esistenziale e la sua dolcezza nascosta. Ma Florian Grott non è l’unico artista ad esporre all’edizione 2006 del Festival, per l’occasione Stefano Cagol ha realizzato una “installazione di arte pubblica” composta da un pennone con una bandiera bianca di 4 metri per 6, issata sul Monte Finonchio, visibile dal Castello, così come dalla vallata fra Trento e Rovereto. Un dichiarato intento di messaggio silenzioso, ma forte che si insinua nel pensiero di un esteso pubblico. A fare invece da colonna sonora alla prima serata della manifestazione i “NA-TE NAtural-TEcnology” con un liveset audio video, uno spettacolo multimediale proiettato e rivissuto sulle mura del Castello, immagini e suoni catturati in un viaggio nei luoghi del territorio fuori e dentro le mura: rumoristica ambientale, sequenze elettroniche, live performance, immagini del reale, manipolazioni digitali e montaggio sincronizzato.

Piace ai presenti questo originale modo di alimentare l’istinto di conservazione del proprio ambiente naturale, dando un ritmo tecnologico-metallico, estraneo ma efficace, a elementi naturali e paesaggistici catturati per brevi istanti. Piace l’idea di creare e tenersi ben stretta una memoria valorizzando il presente, partendo da un minuscolo filo d’erba e così ad aprire e chiudere la prima serata di Portabeseno e ad esprimerne il significato è un pensiero di J. Mirò: “E’ una gioia imparare a capire un minuscolo filo d’erba nel paesaggio. Perché farlo piccolo? Un filo d’erba è affascinante quanto un albero o una montagna“.

di SILVIA CESARO