Crystalpunk Workshop for Soft Architecture
di Francesca Tomassini
Testo tratto dalla rivista on-line Neural (link all’articolo)
Ogni stanza ha una storia, ogni luogo ha una natura emozionale che può essere in parte subita ma anche esplorata e soprattutto cambiata.
Questo il principio su cui si basa Crystalpunk Workshop for Soft Architecture che, grazie contributi forniti sotto forma di suoni immagini o testi dai partecipanti nel momento della fruizione, si colloca all’interno di quel filone psicogeografico che studia gli effetti dell’ambiente geografico sulle emozioni e i comportamenti degli individui.
(…) la consapevolezza che anche in un ambiente vuoto il flusso di informazioni circolante all’interno, risultante dalla mescolanza dei residui emozionali di eventi del passato e delle esperienze presenti, può far acquisire allo spazio una identità virtuale soggetta a continue mutazioni.
Non so per quali motivi ma trovo delle corrispondenze a questo testo di Sandro Lazier (che scrive per una rivista di architettura) che mi ha colpito molto. L’articolo parla di Psicogeografia.
aprire i tetti della città al passeggio mediante la creazione di passerelle, di munire di interruttore tutti i lampioni delle strade, di distruggere totalmente le chiese riutilizzandone lo spazio, di amplificare le sonorità delle stazioni con la diffusione di registrazioni provenienti da altre stazioni e da porti, di sopprimere i cimiteri (distruggendo, senza lasciare alcun genere di tracce, i cadaveri), di abolire i musei e sistemare le opere d’arte nei bar, di aprire le prigioni per potervi fare soggiorni turistici chiaramente senza discriminazione tra visitatori e condannati, di spostare le statue cambiandone i titoli sia in senso politico che disorientante e di cambiare i nomi delle strade (specialmente quelli dei consiglieri municipali, il vocabolo “santo”, i partecipanti alla Resistenza, ecc.) per porre fine al rimbecillimento della gente.