ciao Ryszard

di | 24 Gennaio 2007

“Esistono vari modi di viaggiare. La maggior parte della gente – le statistiche parlano addirittura del novantacinque per cento – parte per riposarsi. Vuole scendere in alberghi di lusso in riva al mare e mangiare bene, non importa se alle Canarie o alle Figi. I giovani compiono viaggi di tipo agonistico, come cimentarsi nell’attraversamento dell’Africa da nord a sud, o navigare sul Danubio in kajak. Non si interessano alla gente incontrata per strada: il loro scopo è di mettersi alla prova, la soddisfazione di superare le difficoltà. Certi viaggi nascono per motivi di lavoro o per necessità; anche gli spostamenti dei piloti di linea e quelli dei profughi sono una particolare forma di viaggio. Per me il viaggio più prezioso è quello del reportage, il viaggio etnografico o antropologico intrapreso per conoscere meglio il mondo, la storia, i cambiamenti avvenuti, in modo da trasmettere agli altri le conoscenze acquisite. Sono viaggi che richiedono concentrazione e attenzione, ma che mi permettono di capire il mondo e le leggi che lo regolano. Più si conosce il mondo, più ci rendiamo conto della sua inconoscibilità e sconfinatezza: non tanto in senso spaziale, ma nel senso di una ricchezza culturale troppo vasta per poter essere conosciuta. Al tempo in cui James Frazer scriveva «Il ramo d’oro» e molti antropologi del XIX secolo pensavano che esistesse un numero finito di tribù o di popoli, era ancora possibile tentare di classificarle o descriverle. Oggi sappiamo che l’immensità e la ricchezza culturale del mondo sono infinite. Dopo oltre quarantacinque anni di continui viaggi, e conoscendo questa terra meglio di chi non ha viaggiato, sono convinto di non sapere ancora niente. (…) Io ritengo che per parlare della storia bisogna trovarsi al centro degli avvenimenti. Io scrivo «dal vivo». Non sono capace di inventare. Non descrivo un mondo immaginario, o un mondo tutto mio. Descrivo un mondo che realmente esiste.”

Ryszard Kapuscinski