rassegna stampa Portobeseno festival 2014

di | 14 Giugno 2014

Ricette per salvare il paesaggio
di Luca Barbieri
13 giugno 2014 – Corriere Innovazione

Che aspetto e che sentimento esprime il paesaggio dell’innovazione? Oltre cento spettatori-protagonisti, un’intensa narrazione in diretta Twitter attraverso l’hashtag #perdutinelpaesaggio, un museo che diventa paesaggio vivo e spunto di una riflessione collettiva. Il pomeriggio organizzato da Mart e Corriere Innovazione iniziato con la visita alla mostra «Perduti nel
paesaggio» e sfociato in un appassionato talk ha riportato il paesaggio – naturale, urbano, reale e irreale – al centro del rapporto tra l’uomo e il suo divenire moderno. Le opere degli artisti esposte nel Museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto nell’allestimento di Gerardo
Mosquera sono state lo spunto virtuale, visivo e poi narrativo di una riflessione a più voci che ha intrecciato filosofia, estetica e il racconto di azioni concrete per la rinascita innovativa del paesaggio.

Paesaggio, globalizzazione, progetto
«Uno dei pregi di questa mostra – ha spiegato il designer Flavio Albanese subito dopo la visita – è un allestimento capace di far perdere il visitatore: e per conoscere veramente un luogo bisogna conoscere veramente un luogo bisogna perdercisi». Secondo il geografo Franco Farinelli «al paesaggio addossiamo il problema del rapporto tra il nostro mondo e quella che sbrigativamente chiamiamo globalizzazione. Oggi il funzionamento stesso del mondo ci costringe a dover ammettere una cosa: che la terra è una sfera. E se la terra è una sfera non c’è più un punto di vista privilegiato. Fra soggetto e oggetto non c’è distanza. Emerge la necessità di ripensamento dei nostri modelli».
«Nessuno sa se riusciremo a usare la nostra competenza simbolica – distintiva del genere umano – per darci dei limiti. Abbiamo i mezzi per cogliere la complessità e la grande bellezza messa in mostra?» si è interrogato Ugo Morelli, psicologo e presidente del master World natural heritage management Unesco di Step. Il direttore di Domus Academy Gianluigi Ricuperati dice che è finalmente «giunto il momento di un progetto planetario. Dobbiamo applicare le categoria della cultura del progetto al nostro pianeta».

Da Centrale Fies a Portobeseno
Il dialogo tra palco e platea si è dipanato attraverso il racconto dell’opera quotidiana di quelle startup culturali che lavorano su e con il paesaggio e il territorio. Virginia Dossi di Centrale Fies ha sottolineato quanto «il nostro lavoro parta proprio dal paesaggio, dal dialogo tra la staticità di una centrale idroelettrica nella quale siamo da una decina d’anni e quello che invece tentiamo di trasformare quotidianamente dal punto di vista artistico. Abbiamo cercato di portare il mondo in un territorio piccolo, che riesce ad accogliere tantissimi cambiamenti e che cambia continuamente». Ultima iniziativa della realtà culturale di Dro è la costituzione di un «Hub Cultura. Fies_Core», uno strumento di aggregazione e diffusione per la definizione di nuovi scenari imprenditoriali nell’ambito delle industrie creative. Dalla centrale al castello, Davide Ondertoller, ideatore del festival dedicato ai paesaggi sonori di Portobeseno (il via proprio il 20 giugno), ha trasformato Castel Beseno in un laboratorio che fa convivere suoni e ricerca storica. «Noi siamo partiti dieci anni fa in questo castello che è un balcone affacciato sul paesaggio trentino e che rappresenta anche uno spartiacque. Siamo partiti con l’idea di fare ricerca storica, poi ci siamo accorti che la ricerca in sé era sterile e abbiamo iniziato a fare rete con il territorio, a scrivere storie nella geografia a tornare a quella cura del paesaggio che era
benessere collettivo. Trasmettere ai bambini le storie del territorio significa salvaguardarlo».

Paesaggio come stato d’animo
Una pioggia di esperienze e stimoli in una cornice unica messa a disposizione dal Mart diretto da Cristiana Collu. Le conclusioni della serata – che il moderatore della serata Cristiano Seganfreddo ha definito un «editoriale» – sono state affidate a Giuseppe Di Piazza, responsabile editoriale di Corriere Innovazione. «Il paesaggio ci ha sempre stimolato e l’uomo ha da sempre cercato di cambiarlo. Di fronte a un paesaggio ci dobbiamo sempre questa domanda: è un paesaggio vero o è un paesaggio artefatto? I paesaggi molto più dei ritratti sono opere che stimolano i nostri sentimenti, influiscono sulla nostra vita quotidiana.
Nell’Italia post bellica purtroppo i più  grandi paesaggisti italiani sono stati i geometri ma il paesaggio che ho visto qui è una bellissima rappresentazione poetica: quasi uno stato d’animo».