TRENTO – Chissà se quello spirito dinamico, ottimista, un po’ ingenuo e un po’ geniale dell’Italia del miracolo economico si è perduto per sempre. Chissà se si è davvero spostato ad est, dalle parti del nuovo boom cinese e indiano. Dubbi che hanno serpeggiato a lungo, ieri, fra il numeroso pubblico giunto alle Cantine Ferrari di Ravina. L’occasione era la presenza di due giornalisti, Edmondo Berselli (foto) e Mauro Tedeschini, che presentavano i loro libri, accomunati dalla rivalutazione di quegli anni magici.
Berselli, firma de L’Espresso , ha scritto l’autobiografico «Adulti con riserva» (sottotitolo: «Com’era allegra l’Italia prima del ’68»). Tedeschini, direttore di Quattroruote , è autore di «L’uomo che inventò la 500», dedicato all’ingegnere piemontese Dante Giacosa. «Un personaggio praticamente dimenticato – ha detto Tedeschini durante l’incontro – che mise in pratica un’idea geniale che però fu scartata da altre grandi case automobilistiche: produrre automobili per tutti. Un’idea quasi eretica». Nacque la Fiat Cinquecento, il simbolo di un’era. Messa in vendita con l’innovativo meccanismo delle rate, promossa nei cinegiornali con il curioso slogan «costa all’etto meno del prosciutto». «Curioso notare che la Cinquecento nacque praticamente insieme a Carosello – dice Berselli -. Erano i primi frammenti di una società neocapitalistica, in cui anche le fasce sociali più basse cominciano a consumare, ad avere accesso al benessere. I padri si iscrivono a scuola guida, le madri si fanno aiutare dagli elettrodomestici, i bambini guardavano Carosello. C’era la sensazione che tutto stava cambiando». Ma quali erano gli ingredienti di quegli anni frizzanti? Per Tedeschini la risposta è semplice: «Si aveva la testa più leggera. Ci si concentrava su qualcosa e solo su quella: per Enzo Ferrari, per esempio, era la velocità. Oggi le auto devono sottostare a migliaia di regole e norme. Per questo, secondo molti, non hanno più fascino, e sono tutte uguali».
M.I.
fonte l.Adige.it