Memoria da condividere
di MATTIA ECCHELI
Le radici del domani sono nell’oggi. E affondano nel passato. Quello della memoria è un patrimonio colossale. Però molecolare, suddiviso in «tesoretti» familiari, aziendali o ecclesiastici. Ma anche istituzionali: solo che, come osserva il direttore del Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi , le istituzioni sono talvolta gelose e comunicano poco e non sempre bene, anche tra di loro. Ecco perché la ricchezza dei «tesoretti» consiste nella condivisione. Punta anche a questo, alla realizzazione di una grande «memoria collettiva», il progetto «LiveMemories», illustrato ieri in un incontro tenutosi al liceo scientifico di Trento «Galileo Galilei». Il progetto è sostenuto dalla Provincia, che ha stanziato quasi tre milioni di euro nell’arco di tre anni, e coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler che lo sviluppa congiuntamente alle Università di Trento e di Southampton, considerato a livello continentale l’equivalente dell’Mti nella scienza del Web. Il «portale» globale Yahoo! segue già la sua evoluzione: «Tutto ciò che aumenta la qualità dei contenuti ci interessa», conferma Ricardo Baeza-Yates , direttore del centro Yahoo! Research di Barcellona.
Ogni giorno oltre un miliardo di persone si collega alla rete e più di un milione di immagini viene caricato quotidianamente sul solo sito Flickr. L’obiettivo del progetto è creare enormi banche dati in cui far affluire tutti i materiali disponibili, di grandi e piccole storie, di eventi minuscoli e giganti, di fonti ufficiali e «alternative», ma non per questo meno credibili. Il tutto attraverso la tecnologia e la condivisone di diversi tipi di linguaggi: testi che interagiscono con i video e le foto. Un esempio? Solo da un semplice scatto relativo ad una tavola rotonda alla quale Romano Prodi aveva preso parte nel corso del Festival dell’Economia dovrebbe essere possibile risalire, senza troppa fatica, a tutte le informazioni collegate. Come la storia del Duomo di Trento (dato che la cattedrale si vede nel «click» del professionista) o l’attività internazionale dell’ex primo ministro. E avanti così, magari anche con altre informazioni circa i soggetti immortalati nella foto. «Il problema – rilevano alla Fondazione – è riuscire a combinare le potenzialità tecnologiche con le norme». Perché le leggi sulla privacy e sul diritto d’autore (rileva nel dibattito il giurista Roberto Caso ) potrebbero in qualche modo limitare l’utilizzo di questa piattaforma globale di comunicazione che può venire aggiornata quotidianamente, un po’ come accade con l’enciclopedia gratuita online Wikipedia. «Vogliamo trasformare vicende isolate in una storia collettiva», chiarisce Bernardo Magnini , ricercatore della Fondazione e responsabile del progetto. Il gruppo trentino che studia le tecnologie del linguaggio è tra quelli di «punta» in Italia, anche se altri progetti analoghi vengono portati avanti nel mondo. Le possibili applicazioni sono infinite, ma, appunto, rischiano di scontrarsi con i vincoli imposti da regole nate per tutelare alcuni aspetti e che possono menomare le potenzialità del progetto. Infatti, «l’area applicativa non sempre è quella oggetto della ricerca». Fbk sollecita il coinvolgimento delle scuole: 17 classi di sei istituti (due di Rovereto e quattro di Trento) per un totale di 310 studenti hanno partecipato a una parte dei lavori del convegno introduttivo, non a caso ospitato al liceo scientifico Galilei.
Tre aziende locali – la Cogito, la Pervoice e la Celtc – accompagnano l’iniziativa in attesa di assumere responsabilità e/o investire nel consorzio. Perché la memoria può essere anche business: ad esempio nel campo non solo della trascrizione ma anche della conservazione. Il vero problema è dare un senso alla presenza in rete per arginare pericolosi fenomeni di mitomania. Gli studiosi del campo, infatti, nel lamentare la difficoltà di analizzare compiutamente la tematica auspicano l’ipotesi di anticipare le novità. Un compito forse improbo. Perché il popolo del Web vuole essere protagonista e ci sono persone che aspirano ad essere testimoni del tempo. «Però – avverte Ferrandi presentando il Progetto memoria del Trentino – per una ampia consultabilità del materiale occorre una logica di sistema e c’è la necessità che, in alcuni casi, venga sotterrata l’ascia di guerra». E c’è di più: le nuove tecnologie e la condivisione in rete, insiste il direttore, «sono un valore aggiunto per spazzare via vincoli disciplinari ed istituzionali» affinché i musei non siano più vissuti come luoghi tristi, statici e inanimati.
fonte: l’Adige.it – 23 ottobre 2008
set di fotografie di Portobeseno, su Flickr